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Torniamo indietro nel tempo. Le strutture di calcio prevedevano un presidente, vice presidente, direttore amministrativo, segretario, direttore sportivo, allenatore e staff tecnico per la preparazione atletica. Nel calcio in lire, la stagione era regolata dalla figura carismatica del Presidente.
Il calcio si è evoluto, non solo dal punto di vista tecnico. Oggi non si parla più in termini di squadra di calcio, ma in termini di società calcistica in senso lato, società di capitali spesso e volentieri amministrate da holding economiche.
E veniamo a noi. Il Cosenza ha seguito la trasformazione del sistema calcio, è una piccola holding, ma l’equivoco gestionale e l’ancoraggio al vecchio calcio è rimasto tutto: solo figure minime e necessarie, che stanno spesso nell’ombra. L’ultima parola (o l’unica), l’ultima firma (o l’unica) c’è l’ha il presidente, Eugenio Guarascio, colui che dovrebbe garantire solo le risorse finanziarie, ma a farle fruttare nel tempo, a breve o a lungo termine, dovrebbero essere deputati altri ruoli dirigenziali.
E’ un vantaggio? E’ un vantaggio non avere figure professionali, con un know gestionale-calcistico di livello? E’ un vantaggio non avere politiche societarie mirate? E’ un vantaggio delegare solo all’area tecnica le sorti di una stagione calcistica, di un progetto sportivo? E’ un vantaggio ignorare ogni anno i tempi calcistici e vedere gennaio come la sessione di mercato risolutrice delle lacune della rosa?
Domande che rivolgiamo da tempo noi tifosi, ma che finiscono puntualmente disintegrate sul muro della superbia, di chi crede che stia facendo calcio serio a Cosenza.

di Antonello Aprile